Il fumetto: una narrazione per immagini lunga un secolo
La narrazione per immagini accompagna la storia dell’uomo fin dalle sue origini.
Se i suoi echi risuonano dalle pitture rupestri, le origini del fumetto vengono datate intorno alla fine del XVII secolo e lo slancio che ne genera la comparsa viene, come sempre succede per le grandi innovazioni, da un preciso contesto socio culturale.
Se in Italia i primi fumetti tardano di ben quindici anni, comparendo per la prima volta sul “Corriere dei Piccoli” e classificandosi come prodotto per bambini, in America il 5 Maggio del 1895 sulle pagine del primo supplemento a colori del New York World appare “Yellow Kid“.
Si tratta di un’unica grande vignetta, che rappresentava un’originale cronaca degli avvenimenti dei quartieri più malfamati. La caratteristica innovativa era quella di riportare dialoghi racchiusi in una nuvoletta di fumo.
L’ambientazione di questa primordiale opera rispecchia la visione della società americana dell’epoca, che relegava la criminalità esclusivamente alle realtà multiculturali e, contemporaneamente, rispondeva alle necessità della popolazione, soggetta ancora ad un diffuso analfabetismo, di avere le notizie in modo più semplice e diretto possibile.
L’ambiente americano degli anni ’30
Nel particolare clima americano degli anni ’30, i protagonisti delle strisce di fumetti diventano modelli di virtù e del riscatto sociale tipicamente americani.
E’ in questi anni che nasce l’impero Disney che, insieme alla fama del suo visionario creatore, giungerà sino ai giorni nostri, diventando uno status symbol e un modello da seguire per il mondo della creatività.
Il secondo conflitto mondiale vede scendere in campo gli eroi di carta al fianco dei loro paesi: è nota a tutti la storia di Captain America che combatte contro la Germania nazista.
Il fumetto, quindi, diventa uno straordinario mezzo di propaganda bellica e di promozione dell’eroismo dei soldati americani.
Dagli anni ’40 al dopoguerra
Con la fine dei conflitti, però, il popolo non voleva più saperne di eroi, tanto meno i fumettisti di creare nuove storie di avventure e pericoli in un mondo già fortemente traumatizzato.
E’ così che nasce l’antieroe, con l’ascesa di Paperino.
Contemporaneamente in Italia assistiamo invece al boom dei Western, è infatti della fine degli anni ’40 il primo numero di TEX.
Gli anni ’50 sono caratterizzati dalla restaurazione e dalla censura: gli editori italiani si danno un codice di autoregolamentazione, iniziano ad allungarsi le gonne e a rimpicciolirsi le scollature.
Ma il decennio passa e le sue paranoie non sopravvivono alla profonda scossa degli anni ’60 che si aprono con la nascita del fumetto nero italiano: nel 1962 nasce Diabolik.
Il “formato Diabolik”
La novità è il genere, ma anche il formato, “il formato Diabolik“, più piccolo, comodo da portare, da leggere sul treno.
La scelta è vincente, tanto che viene subito imitata dalle altre case editrici.
Diabolik è un vero e proprio cattivo, eppure ha un enorme successo, sostanzialmente perché è meno cattivo degli altri cattivi, finisce infatti sempre per scontrarsi con uomini o donne privi di qualsiasi codice morale.
È anche vero che Diabolik non è proprio un “cattivo cattivo”, fino a quel momento i cattivi erano quelli della Disney: stereotipati, disposti a fare del male anche solo per il gusto di farlo per ottenere il loro scopo, di solito il potere o la ricchezza.
Diabolik, ladro e assassino, agisce si per il suo tornaconto personale, ma in modo più umano rispetto al piatto cliché disneyano: se può evitare di fare del male evita di farlo.
Fedele alla sua complice e compagna Eva Kant, la quale a sua volta subirà una grande evoluzione lungo il corso del fumetto fino al punto di farsi testimonial per la campagna contro l’abbandono degli animali.
Dal grande successo del fumetto nero si arriverà persino alla sua parodia con Cattivik e Paperinik.
L’evoluzione del fumetto
Seguendo l’evoluzione socio culturale anche il fumetto cresce e si evolve passando da semplice mezzo di intrattenimento e informazione a vero e proprio strumento ideologico e politico, sino ad arrivare persino alla traduzione in fumetto di opere tutt’altro che “leggere” come per “Il capitale“.
Con la presa di coscienza degli stessi artisti il fumetto acquista di spessore, si connota di un’impostazione storico critica e inizia ad essere percepito come il mezzo più libero e meno influenzato.
Gli ultimi anni
Gli ultimi vent’anni del secolo sono caratterizzati dall’esplosione dei generi:
- ritorno al mondo americano
- fumetto politico
- generi più di nicchia
- i manga nella cultura occidentale, caratterizzati da un livello di introspezione dei personaggi, di cui il fumetto era ancora digiuno.
Come cambia e si evolve la “sostanza”, cambia e si evolve la “forma”?
Dalle stampe sulla carta di giornale, alla standardizzazione del volume, alle evoluzioni storiche, il già citato “formato Diabolik” tra i tanti esempi, oggi il fumetto è un genere di pregio e come tale merita una stampa che renda giustizia all’immenso patrimonio storico e culturale che quest’incredibile mezzo di comunicazione e intrattenimento rappresenta.
Ecco perché al giorno d’oggi una tipografia professionale deve essere in grado non solo di fornire il prodotto finito, ma anche di avere un team a tua disposizione che possa essere al tuo servizio, farti toccare con mano la tela che darà vita al tuo fumetto; nel progettare quella che sarà la tua opera d’arte.
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