Il colore dei manifesti

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Il colore dei manifesti
L’ARTE NELLA COMUNICAZIONE PUBBLICITARIA

Gli editori sono i primi a capire le potenzialità dei manifesti per promuovere le proprie opere letterarie.

Il primo artista a sperimentare nel 1868 il nuovo strumento è Édouard Manet, che cattura l’attenzione con l’alternanza del bianco e nero di due gatti, raffigurati al centro del suo manifesto creato per pubblicizzare il libro Les Chats dell’amico Champfleury.

E’ però il 1874 quando Cézanne, Monet, Renoir, Sisley, Caillebotte ed altri pittori francesi organizzano un’esposizione indipendente dal Salon nei locali del fotografo Nadar, al boulevard des Capucines di Parigi: è la prima mostra ufficiale degli impressionisti.

La nuova fonte d’ispirazione per gli impressionisti è l’arte giapponese, scoperta grazie alle Esposizioni universali ed al consolidamento dei rapporti commerciali, in funzione dell’importazione della preziosa seta.

 

IMPRESSIONISTI, ARTE CINESE E CROMOLITOGRAFIA

Impressionismo ed arte giapponese portavano alla ribalta un nuovo modo di utilizzare colore e forma, mentre l’arte litografica di stampare i disegni a colori su oggetti, la cromolitografia, iniziava a stampare su carta e cartocino, dando origine nel 1872 alla prima serie di figurine Liebig, dove la grafica della vignetta era affidata ad artisti e la stampa si realizzava utilizzando fino a 12 colori.

Sono queste le basi per l’arte della comunicazione pubblicitaria moderna. Era nato il manifesto.

 

IL CAN-CAN AL MOULIN ROUGE

Ma dove era avvenuto tutto questo? Nella metropoli dell’epoca, a Parigi, dalle mani dei più importanti artisti di affiche, primo fra tutti Henri de Touluse-Lautrec, che pubblicizzava il Moulin Rouge, con le sue famose ballerine di can-can.

Sensibile all’influsso delle stampe giapponesi, Lautrec usava il segno grafico nero per costruire le forme riempite di macchie di colore intenso, privo di sfumature, perché aveva totalmente rinunciato all’uso del chiaroscuro, comunicando in un nuovo modo immediato ed accattivante il messaggio pubblicitario, che si stampava come una vivida immagine nella mente e nell’inconscio del consumatore.

L’arte stessa utilizza il manifesto per pubblicizzare le proprie opere. Lautrec disegna il manifesto promozionale della sua prima esposizione internazionale di affiche (Exposition Internationale d’Affiches), che ebbe luogo a Bruxelles nel 1894: il manifesto è diventato quindi una forma d’arte.

In questi anni decine gli artisti propagandano con lo stesso linguaggio e strumento, gli spettacoli di massa del circo, come quelli del cabaret, fino a quelli più elitari dell’opera lirica, del teatro e del balletto, ma si affacciano anche le prime marche dal cioccolato, al petrolio per lampade, dalle biciclette ai liquori.

 

L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI PARIGI

I prodotti della moderna produzione di massa facevano bella mostra di sé nelle Esposizioni universali, organizzate nelle città di tutto il mondo, che gareggiavano fra loro per mostrare sui manifesti ufficiali i nuovi edifici costruiti per l’occasione, richiamando in tal modo più pubblico possibile.

L’esempio più famoso è la Tour Eiffel di Parigi, che campeggia nell’affiche ufficiale dell’Esposizione universale del 1889, dove è presente anche una modernissima offerta di riduzione del 25% per tutti coloro che avressero viaggiato in treno, per raggiungere i padiglioni espositivi. 

La strada è il luogo principale per l’esposizione dei manifesti e già a partire dalla fine del XIX secolo il caratteristico formato verticale cede il posto a quello orizzontale, più facile da collocare in posizioni strategiche e più visibile.

 

LA STAMPA OFFSET E LE ROTATIVE

In campo tecnico invece si diffonde la stampa offset che, rispetto alla cromolitografia, rende più veloce stampare grosse tirature di manifesti. La matrice consiste in una lastra metallica applicata ad un cilindro, mentre un secondo cilindro, rivestito in gomma, riceve l’inchiostro dalla matrice, trasferendola sulla carta. Questi macchinari sono comunemente chiamati rotative, termine che richiama alla mente l’ambito giornalistico.

Il vantaggio di utilizzare questa tecnica era da un lato quello di stampare su un supporto continuo ad un ritmo estremamente veloce e dall’altro lato quello di una maggiore aderenza della matrice inchiostrata al supporto cartaceo.

 

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